La morte in utero è una delle situazioni più traumatiche che un operatore perinatale si trovi ad affrontare nella sua professione. Bilanciare competenze professionali, competenze emotive e competenze relazionali è una sfida per chi oggi si occupa di salute e di cura perinatale: ancora si fa molto poco per aiutare i professionisti a vivere pienamente ed in modo salutare il loro ruolo, anche nelle situazioni complesse.
Affrontare questo evento nella sua complessità, a partire dall’esperienza di ciascun operatore, può contribuire a migliorare le conoscenze generali sull’argomento, evidenziando sia ciò che è già patrimonio dei professionisti, sia ciò che è importante migliorare, nel rispetto della salute, intesa come benessere bio-psico-sociale sia dei nostri assistiti che dei professionisti curanti.
Lo studio BLOSSoM – Burnout after perinatal LOSS in Midwifery, condotto dalla Fondazione CiaoLapo in collaborazione con diverse università italiane, ha esplorato per la prima volta su scala nazionale il legame tra lutto perinatale e burnout nelle ostetriche italiane.
I numeri dello studio
-
445 ostetriche hanno partecipato allo studio: la loro età media era di 35 anni, con una media di 11 anni di esperienza lavorativa.
-
Solo una su tre ha ricevuto una formazione specifica sulla gestione del lutto perinatale.
-
Il 95% ha espresso il bisogno di ricevere ulteriore supporto e formazione in questo ambito.
-
Quasi il 25% ha riportato sintomi compatibili con disturbo post-traumatico da stress (PTSD), legati alla gestione di casi di morte perinatale.
-
Il 15,9% ha mostrato alti livelli di esaurimento emotivo (burnout), mentre il 64% ha riportato un calo significativo di soddisfazione personale nel lavoro.
Cosa ci dice BLOSSoM?
-
L’esperienza della morte perinatale è profondamente impattante anche per chi assiste i genitori.
-
Le ostetriche iniziano a mostrare segni di burnout già dopo cinque anni di lavoro, soprattutto in assenza di formazione e supporto specifici.
-
Le competenze e la conoscenza delle linee guida sulla gestione del lutto perinatale sono un fattore protettivo contro il senso di inadeguatezza e l’esaurimento professionale.
-
Le attività ritenute più difficili? Comunicare la notizia della morte e assistere i genitori nel primo incontro con il loro bambino.
Perché è importante parlarne?
Lo studio BLOSSoM mostra che la cura dei genitori colpiti da una perdita richiede una preparazione specifica, sia tecnica che emotiva. Non basta “essere empatici”: servono strumenti, formazione continua, spazi di ascolto e supervisione.
Il benessere degli operatori è strettamente legato al benessere dei genitori. Per questo, la Fondazione CiaoLapo promuove da oltre 15 anni formazione evidence-based e supporto dedicato a chi lavora nel percorso nascita.
🔗 I risultati dello studio BLOSSoM sono stati pubblicati in Open Access sulla rivista Women and Birth: https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S1871519221000032
Nel 2022 è stato pubblicato un lavoro di follow up sullo stesso argomento: BLOSSoM 2

I livelli di burnout delle ostetriche sono influenzati dalla anzianità lavorativa (>5 anni), dall’impatto degli eventi traumatici e dalla mancata conoscenza delle linee guida.